Il processo - La legge, prima...

Il processo

La legge, prima ancora di generare i processi, è essa stessa un processo, un processo ben preciso, il processo che genera la morte. Le vibrazioni della legge generano il giudizio. Le vibrazioni del giudizio generano il dovere. Le vibrazioni del dovere generano la costrizione. Le vibrazioni della costrizione generano l’imposizione. Le vibrazioni dell’imposizione generano l’addestramento. Le vibrazioni dell’addestramento generano la schiavitù. Le vibrazioni della schiavitù generano la morte del sentire individuale, la morte dell’amore, la morte della vita. La legge, con le sue vibrazioni, sclerotizza il cervello. Il giudizio, con le sue vibrazioni, avvelena l’intelligenza. Il dovere con le sue vibrazioni spegne l’amore. L’imposizione, con le sue vibrazioni, calcifica la ghiandola pineale e impedisce lo sviluppo di ogni conoscenza, trasformando le conoscenze in pregiudizi. La costrizione, con le sue vibrazioni, rende muti e sordi, zittisce lo spirito individuale e rende sordi allo Spirito Paraclito. La schiavitù, con le sue vibrazioni, annienta la libertà dell’uomo e lo rende incapace di amore. L’uomo senza amore perde completamente la sua autonomia e stronca la crescita di ogni indipendenza armoniosa e collaborativa. Il processo della legge incenerisce nell’uomo ogni creatività, devasta la sua sensibilità, cancella il suo coraggio, disintegra la sua dignità, sfascia in lui ogni unione e unità, folgora i suoi desideri, sopprime i suoi sogni, sterilizza la sua passione, squassa il suo entusiasmo, disintegra la sua autonomia e la sua indipendenza. La legge non ha a cuore nessuno, perché non ha cuore. Alla legge non interessa nessuno, perché la legge è nessuno. Anche quando dice di essere per l’uomo, la legge è contro l’uomo, perché la legge non prevede l’amore, anzi, si vergogna dell’amore. Gesù ispira l’uomo a non costruire la vita sul processo mortale della legge ma sul processo vitale dell’amore-misericordia, in greco èleos. Èleos indica etimologicamente “ciò che taglia, lacera l’animo” – nell’antico linguaggio epico è “desco, tagliere, mensa” – da cui “misericordia, compassione, ciò che suscita condivisione amorosa”. L’antica base semitica del vocabolo èleos significa “levare un grido, un grido dalle viscere pieno di amore”. Corrisponde all’ebraico chèsed, che è appunto uno degli attributi di Dio. Chèsed è “amore, favore, grazia, benignità”, chèsed è il modo viscerale con cui Dio ama: nella bibbia è tradotto sia con “compassione, tenero affetto, misericordia”, sia con “fedeltà, profonda commozione, gesti di meravigliosa bontà”. Èleos non è la pietà, ma il favore senza calcolo, la grazia della benevolenza riversata senza limiti. Èleos indica il costante atteggiamento divino che non compatisce l’uomo, ma lo ama totalmente, lo favorisce in tutto, sempre, indipendentemente dalla risposta e dalla situazione. Èleos è la misericordia di Dio.
Scegliere la misericordia è scegliere ciò che Dio vuole e desidera, infatti lui stesso afferma: Misericordia io voglio e non sacrifici. Scegliere ciò che Dio desidera è scegliere il processo della vita, della salute, della felicità, della pace, di una misericordia come quella di Dio, anticipata e senza condizioni.
Il processo-procedimento della legge è sempre un processo-giudizio-accusa all’umanità e sempre spinge l’uomo sulla strada dell’opposizione, del conflitto, della guerra fino all’autodistruzione. Il processo-procedimento della misericordia e dell’amore è un processo-crescita-evoluzione che conduce l’uomo sulla strada dell’unità e della condivisione e porterà l’uomo a una nuova, splendida maturazione nella luce di Dio.
A noi la scelta.

Vangelo di Matteo 12,1-8

1 In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. 2 Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
3
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4 Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. 5 O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6 Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. 7 Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. 8 Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».