Queste cose vi ho detto affinché la gioia [sostantivo greco charà] quella mia sia in voi, e la vostra gioia sia piena [verbo greco pleròo].
Chàra, “gioia, letizia, piacere”, radice nascente dall’area semantica accadica che implica “amante, amare, compiacimento, piacere, seduzione, grazia, gioia”.
Le parole di Gesù, anzi, tutto il vangelo è sempre molto tecnico-scientifico. Se si ricerca qual è l’orientamento primo e primario della vita, di ogni forma di vita, la risposta della biologia è il piacere.
Il piacere sembra scientificamente essere il promotore della vita e del benessere dell’organismo. La sensazione di piacere e lo stato di piacere si manifestano, nell’organismo umano, attraverso la salute, l’equilibrio dello stato bio-fisico, gli occhi luminosi, il colorito roseo, la gestualità armonica e vivace, il calore che s’irradia lungo tutti i confini del corpo. Meglio ancora, più che di piacere, per l’uomo si può parlare di felicità: il termine greco chàra contiene straordinariamente tutti i significati, nell’intera gamma di sfumature e sfaccettature, della felicità.
La felicità, scientificamente lo stato naturale dell’uomo, per definizione lo è anche per il vangelo. La felicità piena è l’obiettivo primo e continuativo di tutte le indicazioni e le procedure proposte da Gesù. Ogni altro principio primo della proposta evangelica, come il perdono, la condivisione, l’unità con Dio e tra i fratelli, l’amore reciproco, la preghiera stessa, il non attaccamento ai beni, ha come obiettivo la felicità dell’uomo e ha il suo senso di esistere solo e unicamente se conduce l’uomo alla felicità.
Il vangelo è prima di ogni altra cosa e in assoluto una proposta pratica ed esperienziale per essere felici. Tutte le procedure evangeliche sono sintetizzate nelle Beatitudini, che hanno come obiettivo e meta la felicità, la beatitudine, la pienezza della gioia. Anche la sintesi dei comandamenti, il comandamento nuovo, la procedura di amarsi gli uni gli altri come Lui ha amato noi, non ha altro scopo di esistere e di essere annunciata al mondo se non per la vera e piena felicità dell’uomo. In verità Gesù non parla solo di gioia-felicità, ma di gioia-felicità piena. L’aggiunta del verbo pleròo, denominativo del sostantivo plères, “completo, integro, perfetto”, racconta ricchezza-pienezza, completezza, soddisfazione, efficacia oltre misura. È il verbo dell’abbondanza, della prosperità, della pienezza totale e bellissima di ogni benessere. È il verbo che descrive il punto culminante di una situazione, l’attimo di maggior frutto e piacere, felicità e appagamento. Indica il raggiungimento dell’obiettivo. È il verbo che qui, su questa terra, mostra già una fessura della gioia piena e senza fine che Dio sta preparando per tutti i suoi figli nelle sue celesti dimore.