Per essere felici, i poveri non hanno bisogno prima di tutto di ricchezza, né i ricchi devono prima di tutto rinunciare a tutti i loro beni; gli affamati non hanno bisogno prima di tutto di pane, né gli schiavi di libertà. Per essere felici, gli ignoranti non hanno bisogno prima di tutto di conoscenza, i fragili non hanno bisogno prima di tutto di forza né i peccatori di santità. Per essere felici c’è bisogno prima di tutto e di ogni cosa di ispirazione. L’ispirazione compie qualcosa nel cuore che nessun’altra realtà è capace di compiere: il mutamento, la metànoia. L’ispirazione muove a qualcosa che per ora non si può nemmeno immaginare e, al tempo stesso, crea una nostalgia infinita, travolgente e impalpabile di qualcosa e di qualcuno che era parte di noi. Il mondo ha bisogno di essere ispirato, ha bisogno prima di tutto e di ogni altra cosa di essere inseminato da dentro, ispirato nell’intimo. È un lavoro senza fine questo. Un compito che può riempire i giorni e le notti di tutta la storia e di tutti gli uomini. Ispirare il popolo di Dio è oltre e prima di guidare, educare, correggere, evangelizzare, è prima e oltre ogni cosa.
Il primo saluto degli apostoli di Gesù è ispirazione, un’ispirazione alla pace, all’unità, all’armonia, un’ispirazione a cambiare, a cambiare sistema mentale, emozionale, a inserire il mutamento nella progettazione di ogni cosa, non per essere innovativi e alla moda, ma per intima e profonda metanoia interiore. Ispirare è far intravedere il perdono come risposta possibile al posto della vendetta, è mostrare la via della pace più funzionale della via della distruzione, la lode più salutare ed energetica della bestemmia e dell’ira. Ispirare è far intravedere la possibilità che alla soluzione completa si giunge rimuovendo la causa piuttosto che oscurando il sintomo, mostrare le vie del rispetto per il destino di ciascun essere umano, piuttosto che la via della calunnia, della provocazione, del ridicolo.
Un consiglio non accolto, resta un consiglio non accolto, un’argomentazione spirituale non percepita né accolta, rimane un’argomentazione spirituale fine a se stessa; una proposta non apprezzata rimane morta, ma un’ispirazione, un’ispirazione è energia purissima e potentissima che una volta donata, se non viene accolta, torna assolutamente in grembo di colui che l’ha ispirata. L’ispirazione non può andare perduta. Il più grande compito della nuova chiesa nascente è ispirare i popoli con le parole del vangelo a mutare rotta, a mutare obiettivi, ma in pace e nella gioia.
La cultura, la politica, la legge, i tribunali, i mezzi di comunicazione, i governi, i giudizi, le convenzioni, le convinzioni, le mode, le abitudini, le argomentazioni, non hanno in sé nessuna energia per ispirare i popoli al movimento verso la vita e l’unità. La nuova chiesa nascente non dovrebbe avere altra preoccupazione che ispirare tutto, ispirare sempre, ispirare tutti nel nome del Padre, del Figlio, del Santo Paraclito.