Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 2 Maggio 2024

5a settimana di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 15,7-21; Salmo 95,1-3.10; Vangelo di Giovanni 15,9-11

Salmo 95,1-3.10

Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

1 Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
2
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
3
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

10 Dite tra le genti: «Il Signore regna!»
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Vangelo di Giovanni 15,9-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 9 «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Amare

Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. In questo versetto è presente 2 volte il verbo amare (greco: agapào) e una volta il sostantivo amore (greco: agàpe), che torna altre 2 volte nel versetto successivo.
Cosa significa amare e cosa significa amore?
Il verbo agàpao nella lingua greca prebiblica aveva un significato piuttosto debole e incerto, soprattutto di fronte alla presenza di filèo, “sono amico, voglio bene”, ed erào, “bramo, desidero”. Significava solamente: “accontentarsi di qualcosa”. Ma quando i Settanta, nella traduzione della bibbia ebraica in lingua greca, hanno adottato agapào per trasporre il verbo ebraico dell’amore ‘ahàv (corrispondente all’aramaico chàv, “accendersi, prendere fuoco”) – erào e filèo, infatti, non potevano in nessun modo esprimere in greco il significato di ‘ahav –, il verbo agapào ha completamente assimilato il significato di ‘ahàv, prendendo, da questo momento, vita, identità e caratteristiche proprie. Il verbo ‘ahav in sé è pregno di una moltitudine di significati. L’area semantica di amare/amore, nell’idioma dell’Antico Testamento, abbraccia tanto l’attrazione reciproca tra uomo e donna, quanto la comunione coniugale, sottolinea ed esprime i legami familiari del padre con il figlio preferito, o della madre con il figlio prediletto, il rapporto suocera-nuora (vedi in particolare il Libro di Ruth), l’amicizia tra uomini, il forte attaccamento del popolo al generale, l’amore per il prossimo, l’apertura-amore verso lo straniero, l’amicizia in genere. Indica il rapporto tra Dio e Israele, traduce l’amore forte che unisce e impiega tutte le forze, l’amore per il tempio, l’amore per il Nome di Dio, l’amore di Dio per la sua creatura. Il vocabolo ‘ahav mantiene nella bibbia un aspetto considerevolmente pragmatico, sta a indicare cioè il realizzarsi di azioni e compiti a motivo della persona amata, quindi, più che un termine, un’espressione che descrive un sentimento, una disposizione interiore che nasce da sensazioni e sentimenti, è l’espressione di un modo di essere, di un modo di conoscere e di riconoscere, è espressione di un modo di agire. In Gesù, poi, questo termine si carica ulteriormente di nuove prospettive e significati. Gesù usa amare/amore sia per esprimere la potenza inconoscibile del legame tra lui, il Padre e lo Spirito, e tra lui e noi, sia per esprimere la potenza di un legame tra persone, legame dall’altissimo contenuto energetico che assicura la gioia, la pienezza del benessere, la felicità sovrabbondante. Gesù rivela che l’amore vero non è come noi lo conosciamo, lo pensiamo, come riusciamo a viverlo, l’amore vero è come lui è amato dal Padre e come lui ama noi. Il come di Gesù – come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi – non indica consequenzialità riflessa, una derivazione deduttiva, ma la modalità, l’unica perfetta modalità dell’amore e dell’amare. Questo rivela nelle parole Rimanete nel mio amore. L’amore è amore quando rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, altrimenti, pur continuando a chiamarlo amore, non è più la stessa energia divina, portatrice di gioia. L’amore che rimane nell’amore di Gesù è l’amore che porta gioia e felicità altrimenti è amore di un’altra provenienza ed energia. L’amore che rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, non si distrae, non giudica, non accusa, non condanna, non entra in conflitto, non pretende, non forza, non possiede, non attacca, non si attacca. L’amore che rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, non conosce invidia, avidità, sete di possesso e dominio, non conosce la sete di successo e di prestigio, non persegue il proprio interesse e vantaggio, non conosce cosa sia la vendetta. L’amore che rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, come potrebbe mai diventare l’amore che per ardore di desiderio diventa sete di vendetta, conflitto, ira, rancore, invidia? L’amore che rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, lo si può riconoscere semplicemente, perfettamente e sempre, perché è un amore e insieme un amare che dona gioia e felicità, sempre e comunque. L’amore che non dona gioia e felicità non è amore, è un’altra cosa, un altro tipo di energia, di altra provenienza e significato, anche se l’umanità continua a chiamarlo amore.