Letteralmente è scritto: Abbiamo visto uno nel tuo nome cacciante demoni e lo impedivamo a lui, perché non aderiva-si conformava a noi. I discepoli sono indignati, perché qualcuno che non è del loro gruppo, che non è della loro cerchia, che non sta con loro, che non cammina, mangia, si relaziona con loro, sta compiendo un’azione, anzi sta usando la forza, così dice il testo, nel nome di Gesù. La risposta di Gesù è: nessuno c’è infatti che farà forza [greco:dýnamis] nel mio nome e potrà subito [greco:tachý] avere un cattivo dialogo interiore [greco:kakologhèo] di me. Gesù spiega che è impossibile per un uomo usare, per il bene, la forza di Gesù, che tutto sana e salva e, al tempo stesso, dentro di sé parlare male di Gesù, in pratica, non avere Gesù nel cuore. Il verbo che il vangelo usa è kakologhèo, un verbo dalle connotazioni giudiziarie, composto da kakòs, “in modo malo, malamente, con cattiveria”, e loghèo, “dialogo interiormente, parlo dentro di me”. Kakologhèo significa dunque “dico male di, parlo internamente male di; calunnio, ingiurio, maledico”. Gesù è chiarissimo, chi usa la sua forza, la forza di Dio, per liberare l’uomo dal male, non può in alcun modo avere un dialogo interiore cattivo, malevolo, giudicante, in stato di separazione con gli altri uomini e con Dio. In pratica Gesù afferma che chi è puro nel proprio dialogo interiore, cioè non pensa mai male di Dio e dei fratelli, è libero di utilizzare tutta la forza di Dio che desidera per liberare l’uomo dal male e dalla paura, e appartiene di fatto alla comunità dei credenti, anche se non fa parte di nessuna comunità dei credenti.
I discepoli di Gesù, invece, pur vivendo con Gesù e facendo comunità e gruppo con lui, hanno reso impuro il loro dialogo interiore con pensieri di giudizio, calunnia, separazione, e, dall’alto della loro arroganza, usano il loro sguardo indagatore per setacciare, giudicare, inquisire, usano la loro autorità per impedire e colpire, e, in questo modo e in questo momento, non appartengono più alla comunità di Gesù. I discepoli vanno da Gesù tronfi ed eccitati, certi di avere compiuto un’azione di giustizia, un’azione meritevole, onorevole, saggia, benefica, lo si deduce dal tono che usano nel comunicarlo a Gesù, quasi fosse una loro vittoria contro il male: abbiamo visto uno nel tuo nome cacciante demoni e lo impedivamo a lui, perché non aderiva-si conformava a noi. I discepoli non si rendono contro che, proprio nella loro assoluta convinzione di aver bloccato e circoscritto il male, hanno generato ed espanso il male. I discepoli di Gesù vanno da Gesù trionfanti, carichi di orgoglio, perché hanno usato la forza per impedire-bloccare lo sconosciuto cacciatore di demoni. Ma in realtà, che forza hanno usato? A chi appartiene la forza che blocca, che impedisce, che colpisce e separa? A quale comunità appartengono i discepoli che, nella loro arrogante protervia, non si sono resi conto di come, criticando lo sconosciuto cacciante demoni nel nome di Gesù, stavano criticando, maledicendo, osteggiando il nome stesso di Gesù? Non si sono accorti che, bloccando lo sconosciuto discepolo, stavano bloccando lo Spirito stesso di Gesù, e, per difendere l’Agnello di Dio, erano scesi in conflitto, si erano resi disponibili a compiere violenza, sopruso, separazione? Nella storia, quando gli uomini di Dio, che sono a servizio del popolo, hanno usato la loro autorità per includere o escludere arbitrariamente, per separare, inquisire, quando hanno usato violenza in nome di Dio per difendere Dio, e per bloccare ogni anelito di Spirito e profezia, sono stati i giorni più terribili dell’umanità, perché gli uomini di Dio, in quel preciso istante, hanno smesso di essere di Dio e sono entrati a servizio di qualcun’altro.
Coloro che mantengono il cuore puro, privo del pensare male della vita, di se stessi, di Dio e dello Spirito, sono in grado di utilizzare la forza di Dio per liberare dal male l’umanità e seminare il bene e appartengono alla comunità di Dio. Il nuovo popolo di Dio verrà cacciato dalle chiese, perseguitato dagli uomini di religione, perché non si piegherà a usare la forza del male nemmeno per combattere il male. Questo nuovo popolo di Dio avrà il cuore puro, perché non penserà mai più male di Dio e della vita, e sarà in grado di liberare l’umanità dal male con la forza di Dio, e di seminare i semi del bene e della vita solo per amore e con amore.