Lo skàndalon era anticamente una trappola organizzata per la cattura degli animali: posizionata a terra o in acqua, essa era costruita con un’assicella mobile munita di esca – skàndalon, appunto, significa “trappola con esca” – che scattava con l’arrivo dell’animale e azionava la gabbia o le funi preposte. Se la trappola era in acqua, posizionata nel fondo, quando veniva riportata a galla, raschiava il terreno paludoso sottostante e ne distruggeva il prezioso micro-habitat.
Quando l’uomo usa i suoi doni, le sue capacità, la sua intelligenza, il suo genio, la sua creatività, autorità, bellezza, forza, affettività come fossero delle esche per intrappolare i propri fratelli, per intrappolarli in qualsiasi modo, genera lo scandalo. Quando un uomo usa la forza dei suoi ragionamenti per adescare i piccoli e i semplici, per deviarli dalla loro naturale fede in Dio, nell’amore, nella pace, e incatenarli dentro a ideologie, filosofie, religioni, è scandalo. Quando un uomo usa la propria intelligenza, la propria dialettica come esca per intrappolare i piccoli e i semplici in un addestramento che li persuade a combattere il nemico trasformandosi in bombe umane, o in violenti combattenti, è scandalo. Quando si usa il premio o la punizione come esca per intrappolare l’intelligenza di uno dei piccoli e dei semplici della terra dentro obblighi, imposizioni, doveri, coercizioni, forzature, è scandalo. Quando la naturale predisposizione dei piccoli e dei semplici alla condivisione, alla gratuità, alla gratitudine, alla gioia, al gioco viene prima adescata e poi intrappolata nell’inganno della vanità, dell’ambizione, della competizione, della ricchezza, della posizione sociale, è scandalo. Quando un uomo usa le sue capacità per adescare i propri simili per raggiungere i propri scopi, è un uomo che opera lo scandalo, è l’uomo di cui Gesù dice: chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Quando l’uomo usa il proprio sale, il sapore della propria intelligenza e il gusto delle proprie facoltà spirituali e affettive, la propria nobiltà e regalità per adescare e irretire il prossimo, soprattutto i piccoli e i semplici della terra, allora è un uomo che sta irrimediabilmente perdendo il suo sale, il sapore, l’intelligenza e le sue facoltà spirituali e cardiache. Quando un uomo ha perso il sale, quello che gli dà sapore, gusto, nobiltà, regalità, ha perso qualcosa che non può essere ripristinato.
Gesù è molto chiaro: abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri, come a dire che chi perde il sale della vita, perché ha usato se stesso come un’esca per adescare i suoi simili, per depredarli della pace e del benessere, perderà anche la pace, per sempre. Chi ha sale in se stesso vive in pace, chi vive in pace ha sale in se stesso.