Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 30 Giugno 2024

13a del Tempo Ordinario – Anno B

Parola del giorno
Sapienza 1,13-15; 2,23-24; Salmo 29,2.4-6.11-12a.13b; Seconda lettera ai Corìnzi 8,7.9.13-15; Vangelo di Marco 5,21-43

Salmo 29,2-6.11-12a.13b

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

2 Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
3 Signore, mio Dio, a te ho gridato e mi hai guarito.
4 Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

5 Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
6 perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia.

11 Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
12 Hai mutato il mio lamento in danza,
13 Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

Vangelo di Marco 5,21-43

In quel tempo, 21 essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22 E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23 e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24 Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28 Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29 E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?» 31 I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”» 32 Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». 35 Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?» 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!» 37 E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
38
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39 Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41 Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42 E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Talitha qum

Talitha qum è un’espressione aramaica traslitterata in lingua greca dagli evangelisti senza essere tradotta. Significa: Fanciulla, sorgi (Marco 5,41). È un’espressione che chi seguiva Gesù poteva udire spesso dalle sue labbra, e forse per questo rimane una di quelle rare parole che nei vangeli non sono state tradotte in greco ma sono state tramandate direttamente in aramaico, la lingua in cui sono state originariamente dette e ascoltate.
Per far risorgere una persona dalla morte Gesù diceva semplicemente qùm. Semplicemente qùm, alzati, sorgi. Il Signore della Vita non ha bisogno d’altro che del suono della sua voce e di un gesto, della sua parola e di un dolce contatto per creare la vita, ridare armonia alla vita, far continuare la vita. Questa parola o qualcosa di molto simile era usata anche per far risorgere da malattie e disagi di ogni tipo. A Gesù bastava dire dolcemente qùm, e la morte arretrava, si accovacciava impaurita ai piedi del Signore e non dava più fastidio. A Gesù bastava dire qùm per sconfiggere ciò che nessuna creatura in miliardi di anni in miliardi di esseri è mai riuscita ad affrontare e superare.
Di tutte le forme di preghiera che da sempre salgono al cielo, senz’altro la preghiera per chiedere guarigione dalla malattia e protezione dai pericoli che possono portare alla morte è la forma di preghiera più ricorrente e continua. Sono state logorate scarpe e sandali sui sentieri dei pellegrinaggi, consumati gradini e ginocchia per salire verso i templi di ogni tempo e luogo per questa implorazione a Dio. È interminabile e ininterrotto questo fiume torrenziale di preghiera fatto di lacrime e grida per chiedere al cielo guarigione dal male, protezione dal pericolo, salute e pace. È un fiume dalle acque assidue, assillanti di pianto e di invocazione in ogni angolo della terra. È un fiume silenzioso, umile, penetrante di fede, spesso prorompente di grida altissime e disperate, ossessionate dalla paura e perfino piene di violenta maledizione, ma è un fiume che comunque va al cielo. È un fiume inestinguibile come inestinguibile è per l’uomo il bisogno di pace, di serenità, di armonia e benessere. Un fiume pieno di bisogni e paure, sensi di colpa e ferite inferte e ricevute, sogni infranti e aspettative schiacciate, schiavitù e inganno, sottomissione e rassegnazione. Ma è un fiume che comunque da milioni di anni dalla terra si eleva al cielo e implora dal cielo tutto il bene possibile.
Ma un giorno le cose sono cambiate. Il Dio del cielo, il Creatore di tutto, il Signore di tutte le cose, nella pienezza del tempo, ha voluto mostrare il suo volto donandoci suo Figlio Gesù, Shiloh di Dio. Da quel giorno Gesù si è fatto vicino storicamente a tutti gli uomini, anzi si è immerso in questo fiume meraviglioso e spaventoso della storia umana ed è l’unico che si può immergere dentro senza affogare e sparire tra i flutti. Gesù si è immerso in questo fiume torrenziale di necessità, bisogni, paure, ignoranza, ingiustizia, terrore, Gesù da dentro, dall’interno della storia e del nostro cuore, ha iniziato a mostrarci la via della Vita. Gesù non ha solo ascoltato l’incessante preghiera del fiume umano, ma pian piano ci ha accompagnati a comprendere la grandezza del suo amore, ci ha insegnato a conoscere e ad amare Dio, ci ha condotti alla verità. E solo lui, veramente solo lui sa che una delle leggi dominanti fondamentali della conoscenza è che alla verità la gente può essere condotta sì, ma a patto di non forzare e premere per volerla far capire. Gesù sa che per i delicatissimi meccanismi dell’animo e del cuore umano si può condurre alla verità la gente, e soprattutto con la testimonianza si può indicare una via, e questo può sciogliere i popoli dalle catene dell’ignoranza e della miseria. Al tempo stesso Gesù sa perfettamente che ogni qualvolta si conduce la gente alla verità, in qualche modo forzandola per fargliela capire, e si predilige l’argomentare al testimoniare, il cammino verso la verità si trasforma in un istante in uno scivolo verso l’abisso dell’ignoranza e dell’ottusità. Sia per chi ha le chiavi della conoscenza, sia per i popoli che vi anelano, la gran parte dell’ignoranza non è mai accidentale, ma intenzionale. La straordinaria bellezza e novità assoluta del vangelo e del modo di far conoscere la verità di Gesù sta proprio in questo, Gesù conduce alla verità senza mai forzare in nessun modo.
Ed è così che nel vangelo Shiloh, il Principe della Pace, ci indica un nuovo modo di pregare, più amante ed efficace, ci insegna a desiderare correttamente, e mostra le vie della verità, per conoscere tutto ciò che ci è necessario per vivere su questa terra meravigliosa senza paura, sani e belli come lui ci ha creati e desidera per noi. Negli anni in cui è rimasto con noi su questa terra fisicamente, Gesù ha guarito decine di migliaia di persone da ogni malattia e disagio, ha fatto risorgere dalla morte, ha fermato tempeste, ha moltiplicato pani, ma soprattutto ci ha insegnato che è possibile, è assolutamente possibile con la fede e con il suo amore prevenire e curare ogni forma di disarmonia. È possibile ispirare l’uomo a desiderare e a costruire una vita diversa e migliore che parta dalle leggi del cuore e del vangelo, della vita e dell’amore, lontano dagli inganni degli interessi economici, del potere, della paura. 
Talìtha qùm non è solo la parola che salva e guarisce, ma è la parola che ispira, che ispira la guarigione più importante, l’unica vera guarigione, che dà fiato e vita a tutte le altre possibili guarigioni. Talìtha qùm, fanciulla sorgi, alzati, è la parola che ispira la guarigione dentro, nel cuore, nella pace interiore, nel logos dell’anima, nel dialogo delle nostre profondità. Talìtha è il modo in cui Gesù chiama amorosamente a sé tutta l’umanità, agli occhi di Dio l’umanità è tutta e sempre talìtha, cioè ragazzina. Agli occhi di Dio dopo milioni di anni di storia, l’umanità, per quanto si atteggi con imbarazzante sicurezza, matura e cresciuta, adulta e indipendente, potente e prepotente, è ancora e sempre una ragazzina, una fanciulla. Allo sguardo pieno di amore di Dio l’umanità è una dolcissima, assolutamente ribelle quanto libera, bellissima, divinamente piena di luce, spesso tristemente ingannata e in fuga, ma sempre meravigliosamente ragazzina, figlia eternamente amata.