Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 11 Luglio 2024

San Benedetto abate, patrono d’Europa

Parola del giorno
Proverbi 2,1-9; Salmo 33,2-11; Vangelo di Matteo 19,27-29

Salmo 33,2-11

Gustate e vedete com’è buono il Signore.

2 Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3 Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

4 Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
5 Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

6 Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
7 Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

8 L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
9 Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

10 Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
11 I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Vangelo di Matteo 19,27-29

In quel tempo, 27 Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?»
28
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. 29 Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Dipendenza

Ciò che la mente umana crede di conoscere, crede anche di poterlo controllare. Una realtà che la mente umana pensa di avere sotto controllo, è sicura anche di poterla possedere e dominare, ma può farlo solo e unicamente creando dei legami con la realtà in questione. Ciò che la mente vuole controllare, essa deve necessariamente inserirlo dentro il sistema dei legami, legami sociali, religiosi, affettivi, parentali, politici, ideologici, economici, lavorativi. In questo modo, e solo in questo modo, la mente può alimentarsi del suo cibo preferito, della sua droga preferita, della droga più raffinata e gustosa per i suoi circuiti da quando è entrata in rivolta con Dio. La droga della mente è la dipendenza. La mente umana, quando si sente separata da Dio, vive dell’insanabile necessità di creare legami di dipendenza. Il legame di dipendenza è una medaglia con due facce. Una faccia della dipendenza è fare in modo che qualcuno dipenda da noi, questo ci fa sentire indispensabili, importanti, cercati. L’altra faccia della dipendenza è essere dipendenti da qualcuno, perché questo ci fa sentire meno soli, ci fa sentire collegati a qualcuno, più sicuri.
L’uomo separato da Dio vive costantemente in questa perenne tensione tra la necessità di essere dipendente da qualcuno e la necessità di creare a sua volta dipendenza negli altri, così che gli altri si sentano da lui dipendenti. Le due facce della dipendenza mentale sono dunque quella passiva, cioè la dipendenza alla quale ci sottomettiamo, e quella attiva, cioè quella alla quale sottomettiamo gli altri. In verità non sono le droghe che creano dipendenza, ma è la sete di dipendenza della mente umana che crea la necessità di rimpinzarsi di ogni tipo di droghe e di stupefacenti. Il bimbo piccolo che, per la sua sopravvivenza, dipende totalmente dalla madre, vive una dipendenza passiva, il bimbo sa che dipende dalla madre. La madre che, pur con amore e dedizione, accudisce il figlio piccolo, crea una dipendenza attiva nei riguardi del bimbo, la madre sa che il bimbo dipende da lei in tutto e per tutto. La dipendenza passiva sazia la sete di sicurezza e cura la paura della solitudine, la dipendenza attiva sazia la sete di dominio e cura la paura di non essere importanti per gli altri. In questo senso la dipendenza crea i legami, legami fortissimi quanto devastanti e debilitanti. Quando per l’ordine naturale delle cose il bimbo diventerà meno dipendente dalla madre, dovrà, per non sentirsi solo e insicuro, ristabilire in se stesso un nuovo ordine e centro mentale e spirituale, non più legato alla dipendenza dalla madre, e la madre dovrà, per non sentirsi inutile e frustrata, ristabilire in se stessa un nuovo ordine e centro mentale e spirituale, non più legato alla dipendenza che il figlio aveva con lei. Se il figlio, che crescendo riconosce una propria possibile e reale autonomia, non vuole perdere il senso di appartenenza e sicurezza familiare, continuerà a drogarsi della dipendenza dalla madre per decenni. La madre che vede nel figlio crescere le potenzialità e le capacità di autonomia e indipendenza e non vuole perdere il senso d’importanza e di utilità che deriva dal fatto che suo figlio dipenda in tutto e per tutto da lei, continuerà a drogarsi della dipendenza del figlio. Nel caso il figlio desse segni inequivocabili di voler slacciare i legami e rinunciare alla dipendenza dalla madre, la madre, che non vuole rinunciare alla droga della dipendenza, potrebbe arrivare ad ammalarsi per trattenerlo a sé, a ricattare il figlio con la dipendenza economica, a rovinargli i rapporti affettivi che si sta costruendo, con scelte e reazioni squilibrate e pericolose tipiche di un tossicodipendente. Tutto della vita dell’uomo può essere trasformato in legame di dipendenza attiva e passiva, assolutamente tutto. Tutto della vita dell’uomo può essere trasformato nella sostanza stupefacente della dipendenza per la tossicodipendenza della mente. Dentro questo sistema di legami e dipendenze passive e attive qual è il messaggio più scomodo, inutile, pericoloso, incomprensibile, non controllabile, ingestibile, controproducente che esista? Il messaggio evangelico. Il vangelo di Gesù insegna che il modo di vivere che lui è venuto a instaurare, quello che lui stesso chiama il regno di Dio, è quel certo modo di vivere, è quel modo certo di vivere che permette all’uomo di non avvalersi più della dipendenza passiva o attiva per sentirsi, in modo fasullo e illusorio, al sicuro o importante, vivo e utile, felice e in pace. Secondo il vangelo, l’amore vero, il vero legame rende liberi e l’amore supremo, il legame supremo, rende indipendenti. Anzi Gesù è ancora più chiaro, dice più volte che chi non lascia le dipendenze attive o passive, create dai legami affettivi, familiari, parentali, non è degno del regno di Dio, non è degno di un nuovo modo di vivere dove la felicità, la pace e il benessere non sono più fasulli e illusori. Ecco perché afferma che chi esce dal cerchio della dipendenza delle sostanze stupefacenti prodotte dai legami è pronto a ricevere dalla vita benessere, pace, felicità, gioia e salute in modi e quantità che non può nemmeno immaginare: Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.