Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 16 Luglio 2024

15a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Isaìa 7,1-9; Salmo 47,2-8; Vangelo di Matteo 11,20-24

Salmo 47,2-8

Dio ha fondato la sua città per sempre.

2 Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, 3 altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
4
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato.

5 Ecco, i re si erano alleati,
avanzavano insieme.
6
Essi hanno visto:
atterriti, presi dal panico, sono fuggiti.

7 Là uno sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
8
simile al vento orientale,
che squarcia le navi di Tarsis.

Vangelo di Matteo 11,20-24

In quel tempo, Gesù 20 si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: 21 «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 22 Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
23
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! 24 Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!»

Guai a te

Letteralmente: allora si mise a biasimare le città in cui era avvenuta la maggior parte dei suoi miracoli, perché non si erano cambiate-di-mente: Guai [greco: ouài] a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! L’interiezione greca ouài, “guai!”, indica “dolore, afflizione, affanno, sventura, guai”. Ouài è una traslitterazione dell’Òy ebraico, a sua volta una sorta di onomatopea, un grido di dolore, terrore, sdegno, spesso una minaccia, una dichiarazione di sfortuna, una denuncia aperta contro un’unica persona o un intero gruppo umano a causa della miseria e delle privazioni procurate.
Gesù dunque minaccia le città di Corazìn e Betsàida? Cosa hanno fatto di così terribile queste città da ricevere parole così dure da parte di Gesù? Gesù non minaccia, rivela. Rivela che queste città si stanno separando dalla vita e che, non avendo mutato il loro orientamento mentale e spirituale nemmeno di fronte ai segni e ai miracoli di Gesù, non potranno sopravvivere, non potranno rimanere nella vita. Corazìn e Betsàida sono strutturate, si sentono e si vivono come fossero il centro del mondo, e il loro pensiero è radicato nella convinzione secondo cui tutto il mondo debba girare intorno a loro. Corazìn e Betsàida non riescono a vedere i segni di Gesù, non riescono ad ascoltare né ad apprezzare la sua Parola, perché sono completamente e totalmente assorbite dalla contemplazione di se stesse. L’uomo che è cristallizzato dentro la convinzione secondo cui tutto il mondo debba girare attorno a lui, perso com’è nella contemplazione di se stesso, è un uomo immobile, rigido, lamentoso, cieco e sterile. Gli imperi del potere, dell’economia, della medicina, della cultura che, in perenne contemplazione di se stessi, si sentono il centro del mondo e vivono nella convinzione secondo cui tutto il mondo debba girare attorno a loro, se non si pongono seriamente e con coraggio l’obiettivo di mutare mente, di mutare il loro orientamento mentale, assisteranno sempre alla completa e totale distruzione di tutto quello che hanno edificato. Il guai di Gesù rivolto a Corazìn e Betsàida non è una minaccia, è molto, molto di più. È molto più di un forte, fortissimo avvertimento, è una rivelazione, una rivelazione di una legge dominante che da sempre regola il funzionamento delle energie vitali nell’universo. Chi vive nella contemplazione di se stesso e vive se stesso come fosse il centro del mondo è un essere immobile e inutile alla vita, e la vita se lo scrollerà di dosso il prima possibile come un peso inutile e imbarazzante.