Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 20 Luglio 2024

15a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Michèa 2,1-5; Salmo 9,1-4.7-8.14; Vangelo di Matteo 12,14-21

Salmo 9,1-4.7-8.14

Non dimenticare i poveri, Signore!
Oppure: Ascolta, Signore, le suppliche dei poveri.

1 Perché, Signore, ti tieni lontano,
nei momenti di pericolo ti nascondi?
2
Con arroganza il malvagio perseguita il povero:
cadano nelle insidie che hanno tramato!

3 Il malvagio si vanta dei suoi desideri,
l’avido benedice se stesso.
4
Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
«Dio non ne chiede conto, non esiste!»;
questo è tutto il suo pensiero.

7 Di spergiuri, di frodi e d’inganni ha piena la bocca,
sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza.
8
Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l’innocente.

14 Eppure tu vedi l’affanno e il dolore,
li guardi e li prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell’orfano tu sei l’aiuto.

Vangelo di Matteo 12,14-21

In quel tempo 14 i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. 15 Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16 e impose loro di non divulgarlo, 17 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 18 “Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. 19 Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. 20 Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
21 nel suo nome spereranno le nazioni”.

Giudizio

Chi usa molto il cervello, i processi mentali per giudicare, costringe il proprio cervello a scollegarsi dalla realtà, a diventare schizofrenico ed è inevitabile che con il tempo diventi anche paranoico. Chi giudica si scollega dalla realtà, si decentra da se stesso, si disallinea rispetto alla vita.
I farisei giudicano tutto, giudicano tutti, giudicano sempre. I farisei sono talmente presi dal giudicare continuamente, sono così scollegati dalla realtà, da non rendersi conto che stanno tenendo consiglio contro Gesù, il sovrano celeste giudice, per farlo morire. I farisei tengono consiglio contro Colui che tiene in mano lo scettro del consiglio per giudicare i mondi e gli universi. I farisei sono così paranoici che riescono a vedere nel Messia che sana e salva, nel Bel Pastore mite e umile di cuore, il loro peggior nemico. I farisei si radunano in consiglio per giudicare il Giudice, per condannare a morte il Signore della Vita. I farisei si radunano in gran consiglio per accusare Colui del quale, per mezzo del profeta Isaia, il Padre dice letteralmente: ecco il mio servo che ho scelto, il mio amato verso il quale si è compiaciuta la mia anima. Porrò il mio Spirito su di lui e giudizio alle nazioni annuncerà. Non altercherà, né griderà né qualcuno nelle piazze ascolterà la voce di lui. Canna incrinata non spezzerà e stoppino fumigante non spegnerà, finché abbia portato a vittoria il giudizio, e nel suo nome genti spereranno. Nei tempi antichi un tribunale non poteva condannare a morte un accusato se prima non veniva mandato un messo, un ambasciatore nella terra natale del condannato, allo scopo di raccogliere eventuali testimonianze positive e benevole che potessero in qualche modo mitigare il giudizio del tribunale. Il messo, giunto nella terra natale dell’accusato, gridava forte per le piazze il nome dell’accusato e attendeva le possibili testimonianze a suo favore da parte della gente che lo aveva conosciuto. Il messo teneva un lume nella mano e una verga incrinata, ma non spezzata, e si fermava qualche giorno in quella terra. Se nel tempo concesso nessuno degli abitanti si faceva vivo a testimoniare in favore dell’accusato, veniva dato il segno che si poteva procedere con la condanna definitiva: il messo spegneva il lume e spezzava la verga del tutto. Il testo biblico rivela che per ordine del Padre celeste, il Sovrano Giudice, il Re dei multiversi, quando verrà a giudicare tutti i viventi, si comporterà come il messo di antica memoria, con la differenza che, anche se non troverà testimonianze a nostro favore, canna incrinata non spezzerà e stoppino fumigante non spegnerà, finché abbia portato a vittoria il giudizio. I farisei-giudicanti si radunano in consiglio per giudicare il solo che può giudicare e che, quando lo farà, lo farà nella misericordia e con la pace nel cuore e solo quando avrà condotto a vittoria ogni giustizia. Chiunque produca pensieri di giudizio nei confronti degli altri, non usa certamente la propria intelligenza se non considera che con il giudizio, con la misura, con la durezza e la freddezza con cui ha giudicato gli altri sarà egli stesso giudicato. Non giudicare mai niente e nessuno e rimettere ogni giudizio a Dio, che tutto può, conosce e vede, è un atto di umiltà spirituale e coerenza intellettuale che non ha pari. Non giudicare è il modo più efficace per mantenere il proprio dialogo interiore nel presente e comporre pensieri che porteranno sempre a emozioni di amore e gratitudine, di misericordia e compassione.