Il Santo è un inno, è un canto, è un grido di proclamazione, addirittura un fragore di ali secondo Ezechiele, è il canto vigoroso e potente innalzato dalle schiere celesti che invitano la comunità terrestre ad unirsi al coro incessante della lode al Signore di tutte le cose. Le parole del Santo, quindi, così come quelle dell’Alleluia, non si recitano, si possono solo cantare. 
L’inno del Santo è cantato dall’assemblea e dal celebrante all’interno della preghiera eucaristica, al termine del prefazio. Trae origine nella preghiera di Israele ed è uno dei più antichi canti cristiani (II secolo circa), che celebra la santità di Dio nella maniera più perfetta: adoperando il superlativo, dicendo cioè per tre volte di seguito che Dio è veramente santo. Da qui il titolo Sanctus, parola latina ripetuta tre volte, o Trisagio, tre volte aghios, tre volte santo.
Così si chiude il prefazio della preghiera eucaristica di san Giacomo, che è la preghiera dell’antica chiesa di Gerusalemme: Te celebrano con inni i cieli e i cieli dei cieli e tutte le loro potenze, il sole e la luna e tutto il coro degli astri, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, la Gerusalemme celeste, il raduno degli eletti, la Chiesa dei primogeniti scritti nei cieli, gli spiriti dei giusti e dei profeti, le anime dei martiri e degli apostoli, gli Angeli, gli Arcangeli, i Troni, le Dominazioni, i Principati e le Potestà e le Virtù tremende, i Cherubini dai molti occhi e i Serafini dalle sei ali, che gridano l’uno all’altro, con bocche che non cessano e con teologie che mai tacciono, l’inno trionfale della magnifica tua gloria, con voce chiara, cantando, vociferando, glorificando, gridando e dicendo: Santo, Santo, Santo è il Signore Dio delle schiere celesti.

Il Santo si compone di due parti.
La prima, il Sanctus, è costituita dalle parole dell’inno dei serafini, udito nel tempio di Gerusalemme dal profeta Isaia 6,3 (L’uno gridava all’altro e diceva: Santo, santo, santo è il Signore-YHWH delle schiereTutta la terra è piena della sua gloria) nella visione inaugurale del suo ministero, dove descrive il trono di Dio circondato dai serafini a sei ali. La prima parte si riferisce anche ad Apocalisse 4,8 (E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano coperte di occhi tutt’intorno e di dentro, e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene) nella visione di Giovanni evangelista.
Questa prima parte è introdotta nella liturgia alla fine del IV secolo.
La seconda parte, il Benedictus, è costituita dalle parole del vangelo secondo Matteo 21,9 (Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli) nel contesto del racconto dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme la domenica delle palme. Questa seconda parte si riferisce anche al Salmo 118,26-27 (O Signore-YHWH, dacci la salvezza (hoshi῾a na), Signore-YHWH, facci prosperare! Benedetto colui che viene nel nome del Signore-YHWH), che era recitato durante la festa ebraica delle capanne dove al popolo di Israele era comandato di gioire e fare festa con canti, musica e danze per 7 giorni “davanti alla faccia del Signore”. Hoshi῾a na era un’invocazione ripetuta così frequentemente che venne abbreviata in hosanna. Risuonano in questa seconda parte anche le parole di Ezechiele 3,12 (Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora).
Questa seconda parte è attestata nel rito della Messa romana solo nel VII secolo.

Il termine osanna, normalmente tradotto con salvami, Signore (in greco hosannà) è adattamento dell’ebraico hoshi῾a na, letteralmente: “salva, orsù” oppure “salva, di grazia”. Compare 6 volte nel racconto evangelico dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, in Matteo 21,9.15 (3 volte), Marco 11,9.10 (2 volte), Giovanni 12,13 (1 volta). Deriva dalla radice verbale ysh‛, “salvare, sanare, liberare, soccorrere”, radice costitutiva del nome stesso di Gesù – Yeshua‛ (contrazione di Yehoshua‛) – che significa appunto “il Signore sana-salva”. Matteo richiama il significato del nome di Gesù fin dall’inizio del proprio vangelo, quando descrive che l’angelo di Dio, rivolgendosi a Giuseppe, gli dice in sogno: Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati (Matteo 1,21). Con l’ingresso in Gerusalemme, nel grido dell’osanna, Gesù viene veramente riconosciuto Gesù.
Osanna, l’antico grido rivolto a un re di carne e sangue (2Samuele 14,4; 2Re 6,26), si trasforma nel vangelo in invocazione messianica, nel grido di richiesta della salvezza del Messia, Gesù. 

 

Lyrics

Santo Santo Santo
il Signore Dio dell’universo
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria

Osanna osanna
nell’alto dei cieli
dei cieli

Benedetto colui che viene
nel nome del Signore
Benedetto colui che viene
​nel nome del Signore

Osanna osanna
nell’alto dei cieli
dei cieli